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COSTUMI DI CAVAGLIO E GURRONE |
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Il
vestito femminile tradizionale, era nei tempi passati
fatto di canapa e alla canapa come materia prima le donne
dedicavano una buona parte del loro tempo. Seminavano
la canapa in primavera e la raccoglievano in agosto-settembre.
Per la gonna e la camicetta, detta bianchetta, si usava
quasi sempre la canapa lavorata alla quale si aggiungeva
lana filata di pecora. Anche il vestito degli uomini
era di canapa.
Le varie parti del costume tradizionale sono le seguenti.
Le calze a mo’ di gambaletto, i così detti
strivai di colore nero.
Sempre dello stesso colore sono le scarpe e cioè i
padù.
La sottogonna chiamata travarsin è attaccata ad
un bustino sbracciato che viene allacciato con un solo
bottone tra la vita ed il torace.
Sopra il travarsin c’è il biensc molto simile
alla sottogonna, per fare un biensc occorrono circa 5
metri di stoffa.
Sotto al biensc viene applicata una balzana di stoffa,
alta circa 20 cm.
I corpettini bianchette che si infilano dopo il biensc
hanno colore a seconda delle stagioni.
Infatti la bianchetta estiva in cotone, ha il corpino
di un colore molto vivace, generalmente rosso, con una
lavorazione sul davanti in pizzo.
Le maniche sono di cotone bianco, abbastanza larghe e
rifinite sui polsini con stoffa della stessa tinta del
corpetto.
La bianchetta invernale è di colore scuro, con
le stesse cuciture e lo stesso pizzo posto sul davanti
come quella estiva; le maniche sono dello stesso colore
del corpetto, con i polsini rifiniti in pizzo.
Dopo aver indossato la bianchetta si mette il grembiule
scusàa.
Esso viene cucito con tante piccole pieghe e rifinito,
per quanto concerne la parte superiore, con un nastro
chiamato frisa, che si fa girare attorno alla vita e
si allaccia con un grande fiocco davanti, lasciando penzolare
le due estremità.
Sulle spalle viene messo un triangolo di pizzo o di rete
panett fatto ad uncinetto con cotone di colore bianco,
rifinito con frange, annodato sul davanti facendo passare
le due punte sotto il frisa del scusàa. Oltre
al panett di pizzo c’è quello da mettere
in testa.
Il costume folcloristico maschile invece è meno
complesso di quello femminile, anche se non vengono meno
le sue caratteristiche.
Come nella donna i padù e gli strivai sono fatti
con gli stessi tessuti e con le stesse modalità.
I pantaloni di tessuto terzòo sono dello stesso
colore dei padù oppure sono realizzati in fustagno
marrone.
La camicia è di tela filata a mano e sopra ad
essa viene messo il gilè.
Solitamente in un taschino del gilè viene messo
l’orologio, fatto a cipolla, con una lunga catenina
attaccata ad un passante del pantalone o ad una tasca
interna della giacca chiamata marsinin, anche questa
fatta di fustagno di colore scuro.
A seconda delle stagioni viene portato il cappello di
feltro oppure il barett di lana di pecora.
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