Data la collocazione geografica del territorio della Comunità
Montana, limitata è la rilevanza per loccupazione e
leconomia; difatti, escludendo gli addetti nel settore del
commercio e del turismo (campeggi, bar, alberghi, negozi, ecc.),
gli impiegati nei vari servizi pubblici necessari (Comuni, poste,
ospedali, ecc.), gli attivi nelle essenziali attività artigianali
ed imprenditoriali locali (edilizia, fiori-coltura, ecc.) i pochissimi
addetti del settore primario (allevamento), lintera zona gravita
attorno ad unarea dalleconomia ancora forte rappresentata
dalla vicina Svizzera, dove, la quasi totalità della popolazione
attiva della Valle e, buona parte di quella del capoluogo (Cannobio),
trovano unoccupazione permanente o stagionale: i frontalieri.
Attorno agli anni sessanta e settanta, la richiesta di mano dopera
nella vicina Confederazione Elvetica, aveva determinato una considerevole
immigrazione in Cannobio di famiglie doperai provenienti da
tutta lItalia e in special modo dal Meridione; negli anni
ottanta questa tendenza, bloccatasi lofferta di lavoro, si
è però invertita.
Si origina quel fenomeno che caratterizza e determina le condizioni
socio-economiche attuali della Valle Cannobina: il pendolarismo
quotidiano e lemigrazione per lavoro.
Questa situazione, ora stabilizzatasi per cause esterne (blocco
di assunzioni nel Canton Ticino), è andata aggravandosi nel
corso degli anni, specie da quando lo scadimento dellattività
agricola ha diminuito e pressoché annientato il pur modesto
grado di autonomia delleconomia locale; questa si era sempre
fondata, nei secoli passati, su attività agricole o ad esse
legate utilizzando e anche sfruttando le risorse naturali di un
territorio capace e sufficiente per sfamare quasi 10.000 persone,
anche se con oneri, sacrifici e fatiche immani: boschi (legna e
castagne), pascoli (allevamento del bestiame) in primo luogo.
Il progresso, le esigenze moderne, le facili anche se spesso alienanti
possibilità di guadagno, hanno decisamente e forse irreversibilmente
segnato il destino della Cannobina, al pari di quello delle altre
vallate alpine che fornivano troppo a caro prezzo il pane per la
sussistenza delle popolazioni locali. Ma se un tempo ciò
costituiva il consueto, il vivere comune, estremamente ricco di
valori e contenuti umani, generatore di una cultura semplice, di
genti montanare povere, ma coscienti della propria identità
e del proprio ruolo, oggi si rivela del tutto improponibile, anacronistico.
Leconomia del XX secolo, i bisogni moderni, la produttività,
hanno decisamente segnato il destino di questa Valle condannandola
allo spopolamento ed alla marginalità economica e sociale.
Questa la fotografia sintetica e statica della Cannobina
doggi. Ma la mancanza di prospettive non può condannare
la Valle Cannobina allabbandono totale e determinare la concentrazione
della popolazione a Cannobio, per godere dei benefici della sua
felice posizione, del suo turismo, della sua vicinanza al confine,
dei suoi servizi.
Il problema basilare si estrinseca nella sua semplicità e
nei suoi limiti: in Valle Cannobina deve costantemente rimanere
un minimo di popolazione se non altro per vigilare e custodire il
territorio; questo è il concetto fondamentale; tutte le altre
attività o fruizioni che potranno essere o saranno
presenti, costituiranno un di più.
Il futuro appare perciò abbastanza delineato; accanto al
problema della salvaguardia e tutela dellambiente, accanto
al problema della difesa dal degrado territoriale, si devono conservare
le ricchezze del patrimonio architettonico, religioso, storico,
culturale, abbozzando anche una sorta di proposta di promozione
turistica, che muovendo da Cannobio, si allarghi a tutta la valle.
Già da tempo si osserva il fenomeno della seconda casa (o
baita) in montagna, il desiderio di trascorrere il fine settimana
o le vacanze estive tra la natura, lontani dalle frenesie della
vita cittadina; questa esigenza non proviene solo da originari emigrati,
dai loro discendenti, o dagli abitanti delle metropoli italiane.
Anche dalla Svizzera Tedesca, dalla Valle del Reno, proviene un
flusso sempre maggiore di turisti, attratti dal clima mediterraneo
del lago, facilitati dal costante potenziamento della rete autostradale
e dal miglioramento del transito sui valichi alpini, che avvicinano
sempre più i paesi dellEuropa Centrale allItalia.
Anche una parte sempre crescente di questi stranieri si sta interessando
allarea del lago e della valle, cercando e ristrutturando
case, baite, edifici rustici.
Si tratta, ed è obbligo il premetterlo, di un turismo (definibile)
nella sua essenza povero, nel senso che solo marginalmente
potrà contribuire alleconomia ed al guadagno delle
genti locali, generando e creando posti di lavoro. Se non altro
questo turismo, finalizzato a cogliere gli aspetti paesaggistici
ed ambientali della Valle, dovrà necessariamente essere ecologico
e, in un quadro di economia integrata, potrà stimolare la
nascita di un certo tipo di attività agro-forestali, conducendo
dal turismo allagriturismo.
Una proposta di un museo o meglio di un parco
naturale; i presupposti ci sono: tranquillità, paesaggi
selvaggi ed idilliaci, fenomeni di rara bellezza, ambiente spesso
incontaminato, fiori variopinti, vegetazione lussureggiante, fauna
selvatica, elementi storici, culturali ed architettonici, contrapposizione
di lago e montagna, lasceranno senza dubbio nel visitatore, nel
turista, nellescursionista un piacevole ricordo. Una nuova
alternativa, una nuova proposta di sviluppo per la Valle Cannobina,
seconda solo alla confinante Val Grande (Parco Nazionale) per labbandono,
che le accomuna in questo contesto.
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