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  CULTURA E STORIA




  mar.  19.03.2024 
LA STORIA





 


Gli storici concordano nel far derivare il nome di Cannobio dalle canne che, pare, ivi abbondassero.

Non esistono sicuri documenti o testimonianze di insediamenti umani in queste zone in epoca pre-romana, ma si ritiene probabile la presenza di genti celto-liguri che popolavano la Gallia cisalpina entrate successivamente a far parte dello stato romano, sottomesse da Augusto. Di epoca romana sono infatti le poche vestigia che parlano del più remoto passato di queste terre. A Cannobio si conservano tombe romane del II secolo d.C.; a Gurro, nel secolo scorso, venne alla luce una necropoli anch’essa di epoca romana e altri ritrovamenti analoghi si sono avuti a Finero.
Sotto il dominio longobardo Cannobio fu curtis regia. Un documento del 929 ne parla come centro fortificato e munito di castello. A quell’epoca Cannobio e la sua Pieve (che comprendeva, oltre alla Valle Cannobina, il territorio di Brissago e parte dell’alta sponda orientale del Verbano fino alla Valle Veddasca) divennero proprietà dell’Abbazia di S. Pietro in Breme Lomellina, portati in dono dal conte Sansone che abbracciava la regola monacale. Nella Cronaca di Novalesa, della metà del dodicesimo secolo, si legge:

“...E in più portò una corte, in cui è conservato il costume regio, di nome Cannobio. Essa è situata vicino alle montagne, in un luogo buono a coltivarsi ed assai soleggiato e da ogni parte cinto da corsi ricchi d’acqua e di abbondante pesce. Dinanzi al suo limitare v’è un lago di eccezionale ampiezza, che si estende in lunghezza per quaranta miglia e per cinque in larghezza...”

L’età dei Comuni fu tempo di libertà per Cannobio: all’inizio del sec. XIII il Borgo e la Pieve possedevano statuti propri, riconoscendosi sudditi del solo imperatore. Cannobio era certo un vivace centro dell’economia lacustre, il suo ospedale fu fondato nel 1281, uno dei più antichi del Verbano, dai suoi porti si dipartivano le molte merci che prendevano la via del lago e vi fiorivano chiese e monasteri.
Nel 1342 Cannobio (con la valle, naturalmente) si diede ai Visconti, signori di Milano, trasferendo loro l’amministrazione della giustizia e il governo del paese: scelta prudente, viste le minacce armate (anzi, ben più che minacce) che da Nord portavano i Locarnesi. Ma. morto nel 1402 Gian Galeazzo Visconti, il ducato milanese fu attraversato da violente lotte intestine che ne misero in pericolo l’assetto, con le parti guelfa e ghibellina in aperto scontro Di tale situazione approfittarono a Cannobio quattro (o cinque) diavolacci, i fratelli Mazzarditi, che misero a ferro e fuoco l’intero alto Verbano. Questi vivaci figli di un beccaio di Ronco (frazione di Cannobio) non risparmiarono nulla e nessuno alla loro violenza, che volevano di marca ghibellina. La torre campanaria di Cannobio divenne la prigione dei loro oppositori, una roccaforte eressero alle spalle di Traffiume, all’imbocco della valle, e un castello stabilirono sulle isolette prospicienti Cannero che d’allora vengono dette Malpaga. Chi li fermò fu il nuovo signore di Milano. Filippo Maria Visconti, che pose l’assedio alla Malpaga e li sconfisse nel 1414.
Lo stesso Visconti infeudò Cannobio e il suo territorio alla casata dei Borromeo nel 1441. Fra il Cinque ed il Seicento, pestilenze, carestie e scorrerie di armati (tede­schi o spagnoli che fossero) segnarono la vita di queste regioni. Cannobio era allora attivo come luogo di trasformazione delle materie che vi giungevano dalla valle (la quale, va detto, già d’allora “esportava” abbondante manodopera), in particolare il legname e le pelli.

 
 


 








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