Gli
storici concordano nel far derivare il nome di Cannobio
dalle canne che, pare, ivi abbondassero. |
Non esistono sicuri documenti o testimonianze di insediamenti
umani in queste zone in epoca pre-romana, ma si ritiene
probabile la presenza di genti celto-liguri che popolavano
la Gallia cisalpina entrate successivamente a far parte
dello stato romano, sottomesse da Augusto. Di epoca
romana sono infatti le poche vestigia che parlano del
più remoto passato di queste terre. A
Cannobio si conservano tombe romane del II secolo
d.C.; a Gurro, nel secolo scorso, venne alla
luce una necropoli anchessa di epoca romana e
altri ritrovamenti analoghi si sono avuti a Finero.
Sotto il dominio longobardo Cannobio
fu curtis regia. Un documento del 929 ne parla
come centro fortificato e munito di castello. A quellepoca
Cannobio e la sua Pieve (che comprendeva, oltre alla
Valle Cannobina, il territorio di Brissago e parte dellalta
sponda orientale del Verbano fino alla Valle Veddasca)
divennero proprietà dellAbbazia di S. Pietro
in Breme Lomellina, portati in dono dal conte Sansone
che abbracciava la regola monacale. Nella Cronaca di
Novalesa, della metà del dodicesimo secolo, si
legge:
...E
in più portò una corte, in cui è
conservato il costume regio, di nome Cannobio. Essa
è situata vicino alle montagne, in un luogo
buono a coltivarsi ed assai soleggiato e da ogni
parte cinto da corsi ricchi dacqua e di abbondante
pesce. Dinanzi al suo limitare vè un
lago di eccezionale ampiezza, che si estende in
lunghezza per quaranta miglia e per cinque in larghezza... |
Letà dei Comuni fu tempo di libertà per Cannobio:
allinizio del sec. XIII il Borgo e la Pieve possedevano statuti
propri, riconoscendosi sudditi del solo imperatore. Cannobio era
certo un vivace centro delleconomia lacustre, il suo ospedale
fu fondato nel 1281, uno dei più antichi del Verbano, dai
suoi porti si dipartivano le molte merci che prendevano la via del
lago e vi fiorivano chiese e monasteri.
Nel 1342 Cannobio (con la valle, naturalmente) si diede ai Visconti,
signori di Milano, trasferendo loro lamministrazione della
giustizia e il governo del paese: scelta prudente, viste le minacce
armate (anzi, ben più che minacce) che da Nord portavano
i Locarnesi. Ma. morto nel 1402 Gian Galeazzo Visconti, il ducato
milanese fu attraversato da violente lotte intestine che ne misero
in pericolo lassetto, con le parti guelfa e ghibellina in
aperto scontro Di tale situazione approfittarono a Cannobio quattro
(o cinque) diavolacci, i fratelli Mazzarditi, che misero a ferro
e fuoco lintero alto Verbano. Questi vivaci figli di un beccaio
di Ronco (frazione di Cannobio) non risparmiarono nulla e nessuno
alla loro violenza, che volevano di marca ghibellina. La torre campanaria
di Cannobio divenne la prigione dei loro oppositori, una roccaforte
eressero alle spalle di Traffiume, allimbocco della valle,
e un castello stabilirono sulle isolette prospicienti Cannero che
dallora vengono dette Malpaga. Chi li fermò fu il nuovo
signore di Milano. Filippo Maria Visconti, che pose lassedio
alla Malpaga e li sconfisse nel 1414.
Lo stesso Visconti infeudò Cannobio e il suo territorio alla
casata dei Borromeo nel 1441. Fra il Cinque ed il Seicento, pestilenze,
carestie e scorrerie di armati (tedeschi o spagnoli che fossero)
segnarono la vita di queste regioni. Cannobio era allora attivo
come luogo di trasformazione delle materie che vi giungevano dalla
valle (la quale, va detto, già dallora esportava
abbondante manodopera), in particolare il legname e le pelli.
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