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La Valle Cannobina è sempre stata la patria
dello spazzacamino autentico, di quello che ha dato
ispirazione a pittori, poeti e musicisti, anche se,
con levoluzione dellindustria e dei sistemi
di riscaldamento, gli spazzacamini si sono organizzati
e oggi i rimasti in questo ramo di attività si
sono fatti una posizione ed il loro lavoro è
meno duro e più renumerativo.
Le zone frequentate dagli spazzacamini della valle erano
le cittadine della bassa pianura novarese, Mortara,
Biella, Bergamo, Monza e soprattutto Milano.
La partenza avveniva nei mesi autunnali e si faceva
ritorno a casa allinizio della primavera per aiutare
la famiglia nei lavori agricoli.
Nel periodo di Natale, Pasqua e ferragosto, quando le
fabbriche e le officine erano chiuse, gli spazzacamini
dovevano pulire le caldaie. I bambini di sei o sette
anni venivano portati in spalla o nel gerlo fino a Cannobio,
perché non potevano affrontare un viaggio a piedi
così lungo.
Arrivati a Cannobio, insieme ad altre compagnie di spazzacamini,
partivano con i loro padroni per le varie destinazioni.
Allora facilmente non si osservava la legge della obbligatorietà
della scuola. Nei freddi inverni i piccoli spazzacamini
si difendevano dal gelo coprendosi col sacco della caligine,
sul quale, si racconta, si formava il ghiaccio provocato
dal fiato.
Ai bambini era affidato il compito di portare raspa,
spazzolone e attrezzatura per raccogliere la fuliggine.
Dovevano risalire lungo il camino e, giunti alla sommità,
gridare Spazzacamino!: così facevano
capire di essere arrivati in cima e si poteva procedere
alla pulitura. La paga era di una lira al giorno, e
alla fine di ogni stagione veniva consegnata alla famiglia.
Al termine di ogni giornata lavorativa, i ragazzi portavano
a casa la fuliggine, che veniva poi venduta per essere
utilizzata come concime per fiori e verdure.
Gli spazzacamini frequentavano abitualmente le scuole
serali fino alle ore 22. Di domenica andavano dalle
suore, ove veniva celebrata la S. Messa e, al termine,
offerto il caffelatte. A quei tempi lo spazzacamino
era una persona ben vista, perché simbolo di
porta fortuna; infatti, molto spesso la gente, alla
vista di uno di loro, si fermava anche soltanto per
toccare lo spazzettone.
A Natale, inoltre, regalava loro indumenti di vario
genere, come camicie, calzini, fazzoletti ecc.
Alcuni spazzacamini della valle si misero in proprio
e riuscirono, come avvenne per altri settori diversi
di lavoro, a creare delle imprese, come ad esempio i
fratelli Cerioli di Gurro. A Socraggio si ricordano
i fratelli Pietro e Riccardo Ferrari, che tutti gli
anni facevano la stagione a Magenta. I loro capi erano
di Solgia. A Cavaglio non vi erano molti spazzacamini.
Si ricorda Luigi Bigotta, detto Pizzzafigh, che andò
in Olanda nel 1900 ma ben presto ritornò a casa
e si sposò con una ragazza del paese. Si diceva
in giro che, un giorno, pulendo un camino in una grande
casa, avesse trovato nella cappa una borsa piena di
soldi.
A Falmenta invece erano molti gli uomini che facevano
lo spazzacamino. Tra di essi: Gaetano Milani; Gaudenzio
Bianconi con i figli Luigi e Giosuè (andava spesso
a Monza); Francesco Bianconi, con Luigi, Emilio e Amedeo;
Pietro Zanni detto Rat; i membri della famiglia Grassi
che andavano perlopiù a Milano. Franco Milani
andava a Casale Corte Cerro; Giuseppe Milani e Vittorio
Grassi a Mortara e Novara; Giovanni e Antonio Zanni
a Bergamo; Domenico Grassi detto Remìgin a Monza;
Antonio Minoletti e alcuni Zanni, originari di Solgia
(i Martìtt).
Prima dellultima guerra mondiale, partirono da
Spoccia due imprese di spazzacamini: una, con a capo
il sig. Amedeo Solferini, andò a Brescia, laltra
con a capo il sig. Emilio Sonetti, a Lodi. I loro componenti
erano in maggioranza ragazzi dai dieci anni in avanti.
Tra questi: Gildo Dellamora, Vittorio Della mora, Antonio
Solferini, Mario Della mora, Emilio Solferini e altri.
A Cursolo si ricordano in particolare Ambrogio Minoggio
e Giuseppe Milani, che si recavano nellastigiano,
negli anni 1918-20, 1 10-11 anni di età.
A Gurro furono moltissimi gli spazzacamini, con meta
preferita a Milano. Ecco alcuni nomi: Antonio e Battista
Fioravanti, Luigi e Vittore Bergamaschi, Carlo Bergamaschi,
che aveva una gamba di legno a causa di un incidente
avvenuto nel bosco e per risalire i camini se la toglieva.
Altri ancora furono: Carlo, Giovanni e Pietro Cerioli;
Angelo, Antonio, Battista, Emilio, Guglielmo, Luigi,
Rocco e Salvatore Dresti; Patrizio Patritti; Guglielmo,
Pietro e Guido Porta, invalido della seconda guerra
mondiale.
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