|
|
I BOSCAIOLI
|
|
|
In
valle i boschi più estesi sono le faggete,
che ricoprono gran parte della superficie fino a 1.500
m. sul livello del mare. Più in basso invece dominano
il castagno, il frassino, le betulle, il rovere, il
tiglio, il tasso ecc.
Nellalta valle vi sono anche boschi di larice e
pino, come in Vigezzo. I boschi cedui di faggio si tagliavano
ogni 15 25 anni e fornivano legname da ardere e
per la produzione del carbone. Col legno di faggio si
facevano madie, arcolai, appendiabiti, manici di zappe
e vanghe, zoccoli, forme per le scarpe ecc. Dai semi
si ricavava ottimo olio e le foglie secche servivano per
imbottire i tipici sacconi dei letti e come strame
nelle stalle.
Una delle principali occupazioni era la fabbricazione
delle lencistre. Ancora oggi per ottenerle lartigiano
toglie la corteccia a un ramo di nocciolo appena colto,
diritto e senza nodi, con il falcetto, adoperando dalla
parte opposta a quella tagliente, per non rovinare il
libro da cui si otterranno poi le lencistre. Fa quindi
una piccola incisione sul legno, profonda un paio di millimetri,
praticamente spezzando la fascia di crescita, poi lo piega
leggermente facendo leva sul ginocchio in modo che se
ne stacchi solo lo spessore di una fibra. La lancistra
è larga 7-8 mm, spessa 1-2; si presenta umidiccia
ed è lunga, se lartigiano è abile,
come tutto il bastone.
Il legname da costruzione si ricavava soprattutto dalle
piante sparse nelle praterie; noce, castagno, frassino,
ciliegio, rovere e betulla.
I boschi rappresentavano il vero patrimonio economico
per i Comuni della valle, perché la loro vendita
era lunico introito per pagare la realizzazione
di opera pubbliche.
Con labbandono dellagricoltura e degli alpeggi,
la vegetazione spontanea ha ricoperto praterie, campi
e cascine. Il patrimonio boschivo non costituisce più
una fonte di reddito importante per la gente del luogo:
anche qui è arrivato il metano, benché vi
siano molti che utilizzano ancora la legna per le stufe.
Il taglio dei boschi ha luogo generalmente in autunno-primavera.
Una volta gli alberi di alto fusto venivano selezionati
sul posto, dopo di che, tramite teleferica, venivano trasportati
verso luoghi dove era possibili caricarli sui carri e
sui mezzi rotabili motorizzati per essere avviati verso
le zone industriali dove si procedeva alla loro lavorazione.
Quando un bosco doveva essere tagliato, venivano costruite
delle baracche dove i boscaioli (buratt) potevano rifugiarsi.
Per dormire si usavano letti fatti con rami e paglia.
Il cibo abituale era la polenta al mattino e alla sera
un po di minestra.
Ogni squadra di boscaioli era formata da 20 o 25 uomini
con molta esperienza nel taglio dei boschi; erano soliti
portare con sé anche due bambini come bocia:
essi dovevano svolgere piccole commissioni, come fare
la spesa, portare la posta ecc. Dopo la costruzione delle
baracche iniziava il vero e proprio taglio. Ogni boscaiolo
doveva tagliare circa 100 mq. di bosco, se il taglio
avveniva a contratto, e riceveva un tanto per ogni metro
quadrato tagliato. Ogni operaio in una stagione
poteva lavorare fino a 1.000 quintali di
legname. Isolati completamente dal mondo civile, i boscaioli
di un tempo non avevano sicuramente la vita facile, anche
se vissuta allaria aperta. Oggi questo mestiere
è diventata una professione altamente qualificata
e ricercata.
Gli attrezzi del boscaiolo erano laccetta
e la scure, il segno per tagli trasversali,
la sega (resiga), il sappino (sapìn), la roncola
(falò or) e la lima (triangul or). Per il taglio
longitudinale si usava il trentìn, sega
lunga cerca due metri e posta in mezzo a un telaio, che
veniva azionata da tre uomini dallalto in basso:
uno stava sopra, gli altri due sotto.
Con la legna dei boschi si produceva anche il carbone,
molto costoso e ricercato, che i carbonai di allora (carbunitt)
portavano a spalla in capaci sacchi di juta dal posto
di fabbricazione al fondo valle.
Per quanto riguarda la localizzazione dei boschi, a
Cavaglio vi erano le carbunere in biutt, al Mutin
da Bedla, a Rovassa, alle Biuse ecc. Dopo aver insaccato
il carbone, sia donne che uomini lo trasportavano a valle
con le gerle, poiché a quei tempi non vi erano
teleferiche. Si ricordano i seguenti carbunitt: Aurelio
Ferrari, Enrico Bortolazzi e Giovanni Ferrari. I boschi
dove era consentito tagliare il legname erano Napianca,
Lavarnone, Serta, Riveda, Cruscina, Rovassa, Culman e
altri intorno al paese.
A Falmenta i boschi più estesi erano quelli del
Marsig, Mazzarocco, Valdo, Mugnè, Val dal Cor,
Testa di Barro, Mederbè, Biuse, Muriac, Larec,
Sasso, Brana, Làvà (Crealla). Per il trasporto
della legna vi erano numerose teleferiche. A Falmenta
vi erano carbonaie sul monte Mazzarocco, in Cansarnia.
Mosè Milani è stato forse lultimo
a lavorare nelle carbonaie della Cansarnia ed aveva come
garzoni Luigi Piazza e Gianni detto Giani del Martòff.
A Calachina furono provetti carbonai Giovanni Minoletti,
Colombo Ferrari e Luigi Cantoni.
I boschi di alto fusto ubicati sul territorio di Cursolo-Orasso,
si estendono su 674.000 mq, mentre il bosco ceduo rappresenta
una superficie di 6.336.652 mq.
A Gurro i boschi più estesi erano quelli di Spundàl,
Pignulàt, Lidesch, Valm. Tra i boscaioli di Gurro
si ricorda Samuele Patritti (Capàr), Antonio Dresti
(Pesa), Battista Porta (Boracìn), Luigi Patritti,
Francesco Patritti (Tsìsar), Antonio Cerioli (Privàt)
e Giacomo Bergamaschi (Santin), Ferdinando Bergamaschi
(Càpit), Tommaso Bergamaschi (Càpit), Francesco
Bergamaschi (Càpit), Primo Bergamaschi, Pietro
Patritti (Tsìsar), Maurizio Dresti.
Enrico Generelli di Orasso era capo boscaiolo a Pogallo
e sotto di lui lavoravano una trentina di boscaioli di
Gurro e Orasso.
Per quanto riguarda il trasporto, anticamente nelle valli
era diffusa la fluitazione come mezzo di trasporto
del legname. In valle Cannobina uno dei luoghi dove avveniva
è al monte Calagno di Gurro, al Piano della
Serra. Si faceva lo sbarramento del torrente nel
luogo, molto visibile, in esce dal piano, prima di inabissarsi
nelle marmitte dei giganti (Bùràc)
poste poco più in basso. Le memorie dicono che
si dava il via alla diga tre volte allanno.
|
|
|