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Percorso n° 27
Alta Via del "Gridone"
Difficoltà |
Tempo salita |
Dislivello |
Altezza max. |
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*** |
h. 12,40' |
2.250 |
2.189 |
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1
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Tracciato percorso:
Finero - Palunia - L'Alpino - Gridoni - Limidario - Fronzina - Faierone - Rombiago - Marcalone - S. Luca - S. Agata
Alta via del Gridone
L’Alta Via che qui si propone è, al pari (ma forse di più) di quella che ripercorre il Sentiero Bove, l’itinerario escursionistico più impegnativo dell’intera valle, per lunghezza del percorso e capacità richiesta di chi lo affronti (tre passaggi su roccia attrezzati sono valutabili nell’ordine del II e III grado scala UIAA altri – non attrezzati – presentano tratti continui di I e II grado). Si parte da Finero per giungere infine a ridosso dei campeggi che invitano a bagno ristoratore del Verbano. Nei pressi della Casa Montana del Sacro Cuore, una comoda mulattiera si stacca dalla statale e si alza sopra i pascoli ben tenuti che si trovano alle porte del villaggio. Dopo un breve tratto, si abbandona la mulattiera e si prende quota su un sentiero che si alza a sinistra e riprende, poco sopra, l’aspetto di una mulattiera fino ad arrivare in Pluni (Polunia, IGM; m. 1.454, 1h 45’), posto in una selletta molto panoramica a cavallo tra Vigezzo e Cannobina. Dalle baite dell’alpe si diradano diversi sentieri; seguendo i due che conducono a Corsolo o a Orasso è possibile giungere a piccole sorgenti. Il percorso dell’Alta Via esce dall’alpe seguendo il sentiero che si dirige a Est per innalzarsi sul versante vigezzino. Una volta giunti sullo spartiacque, lo si percorre con numerosi saliscendi. Si raggiunge una evidente torre rocciosa che si aggira alla base e, superatala, si risale un dosso pietroso. La conca brulla e nascosta, sovrastata da torri rocciose, che si presenta ora alla vista, è i “Pian di Strìi” (il Piano delle streghe) (m. 1.690, 1h). Si abbandona il percorso di cresta, appannaggio dei rocciatori, per discendere in Vigezzo lungo un canalino franoso a contatto con la parete. Nel fondo, ci si addentra nel bosco discendendo verso il centro della conca, dove scorre un riale (m. 1.340, 30’). Al di fuori dal bosco s’intravede l’Alpino (m. 1.274, 15’) un piccolo alpe, del quale una baita è di proprietà di un gruppo escursionistico vigezzino. Per chi non intende bivaccare all’Alpino è bene non perdere quota e continuare l’attraversamento della conca per poi risalire la rosso pietraia verso la sella della Bocchetta di Pisello (m. 1.541, 30’). Valicando il passo si aggira il dosso che lo sovrasta, il Sasso Rosso, puntando alla base della parete. L’attacco è un canalino molto inclinato, infestato di licheni e quasi sempre umido. Si tratta di un percorso che può creare qualche problema di orientamento ed è quindi opportuno non perdere di vista i segnavia, alcuni tratti sono abbastanza esposti e s’incontrano tre corde fisse che agevolano la salita. Si raggiunge la cresta verso i duemilacento metri e ne segue il filo per toccare la cima Ovest del Gridoni (m. 2.136, 2h 30’). La cima Est si raggiunge con un lungo tragitto aereo. La traversata è punteggiata da due croci che ricordano una sciagura avvenuta nel settembre del 1896, la morte dei fratelli Zoia. Lungo tutta la cresta il panorama è estesissimo sulle Alpi e la pianura ed esalta l’ambiente severo in cui si transita. Dalla cima orientale (m. 2.155, 1h) si discende la breve cresta facile, ma su rocce instabili, che conduce alla Bocchetta del Fornale (m. 2.034, 30’). La bocchetta è anche raggiungibile dalla cima Est discendendo un canale detritico che s’imbocca sulla sinistra, al fondo del quale si aggira la cresta sbucando nella depressione, dove nella parte prativa si trova una fresca sorgente ed un buon luogo per un eventuale bivacco. Dalla bocchetta intanto è opportuno scendere a rifornirsi d’acqua alla sorgente, (Sorgente del Fornale, IGM, m. 1.953, 15’). Dalla fonte si risale alla dorsale che sta sopra e, percorrendola verso Nord – Est, oltrepassato il tozzo Madòn (m. 2.136) si tocca la cima del Limidario (m. 2.189, 45’) dove si trova una grande croce metallica posta dagli escursionisti ticinesi. Anche da questa cima il panorama è estremamente vasto. Lasciata la cima si scende per un breve e ripido pendio e si prosegue per la cresta che si dirige a oriente, verso il lago, perdendo gradatamente quota (m. 2.085, 30’).L’Alta Via prosegue risalendo la piccola sommità, seguendo il percorso di cresta, che richiede una certa attenzione per un breve tratto su boccette esposte. Ridiscesi dalla cimetta (m. 1.699) si è di nuovo ad una insellatura (m. 1.609) dalla quale è visibile u n grande sasso che si alza a forma di tenaglia, chiamato in dialetto “i fòrbis”. Anche la cima settentrionale del Fairone si raggiunge per cresta (m. 1.715, 50’) e da questa si va a toccare quella meridionale contrassegnata da un ometto di pietre. La discesa verso Scierz si svolge attraverso grandi prati dominio delle felci (e di qualche vipera), abbandonando lo spartiacque allorché si è a ridosso delle baite del monte che si trova su un terrazzo riparato (m. 1.235, 40’). Da Scierz si punta verso Rombiago, che è ben visibile di fronte, sul sentiero che costeggia la montagna attraversando la valletta che si origina poco sopra e percorrendo un breve tratto nel bosco per uscire nei prati sovrastanti le baite (m. 1.167, 20’). Da qui si prosegue in leggera salita verso una vicina insellatura alla cui destra si alza la sommità tondeggiante del Monte Giove. Dalla bocchetta l’itinerario si affaccia sul lago per imboccare il sentiero che discende l’inospite versante settentrionale del Giove. S’incontra una sorgente e si perde repentinamente quota lungo le cosiddette “scalacce” che conducono ad una nuova fontanella, quella del Pian delle Betulle. Da qui il sentiero prende ad aggirare sul versante orientale del Giove ed entra nella grande piantagione che copre questo lato della montagna. Al termine di un lungo tratto si giunge ad un’improvvisa svolta a sinistra dove si imbocca la ripida discesa di un tagliafuoco. Al fondo di questo si lascia il tagliafuoco che scende direttamente per imboccare quello che devia a sinistra portandosi in breve a ridosso di alcuni grandi massi, i “Sassoni”. Fuori dalla piantagione si rientra nel bosco che precede l’arrivo a Marcatone (m. 860, 30’). Dalle baite del maggengo si discende a destra nei prati sottostanti e si entra nel bosco che ha ricoperto i terrazzamenti fino ad uscirne allorché si incrocia la gippabile che scende a Socragno. La si attraversa per camminare nuovamente fra i castagni scendendo tortuosamente fino ad incrociare il sentiero che proviene da Biessen. Al bivio si prosegue verso sinistra ed arrivare alle spalle dell’oratorio di S. Luca (m. 687, 20’). Dalla cappella si scende a destra lasciando definitivamente il bosco quando si raggiungono i piccoli campielli a ridosso di S. Agata dai quali si innalzano i ripetitori radio-televisivi. Attraversato il piccolo abitato è obbligatorio sostare sulla piazzetta della chiesa per affacciarsi sul lago e goderne la vista (m. 464, 20’). E’ anche consigliabile raggiungere Cannobio lungo la mulattiera che si imbocca dopo avere percorso poche decine di metri della strada che vi discenda. Attraversata in più punti la carrozzabile, si toccherà il piccolo nucleo di Campeggio da dove, nei pressi di un grande castagno, si piega a destra per abbassarsi definitivamente verso Cannobio (m. 201, 30’). |
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